venerdì 10 giugno 2016

¡Más allá del “like”!

Lo escribí en un libro del 1999 y lo pienso todavía: la web es probablemente la máxima ocasión de democracia de la historia de la humanidad. Pero ocasión no significa que una cosa se va a realizar, depende siempre de las personas, es decir de nosotros, que evidentemente tenemos muchos problemas con la web, así como los tenemos con la democracia.

Facebook y las otras redes sociales no son la web, sino clubes privados con reglas suyas, donde todos, incluso los analfabetos tecnológicos, puede entrar sin dificultad, encontrar mucha gente y hacer muchas cosas. Pero no podemos pensar que sean herramientas de trabajo efectivos. Desde el momento en que muchos millones de personas están allí, su función principal es, de cualquier modo, mover dinero. Y si necesitamos herramientas para trabajar, tenemos que construirlas.
Brescia, Italia, años 80
Si la web es difícil de entender y utilizar propiamente, para mujeres y hombres acostumbrados a los libros tradicionales y sobre todo a la televisión, que tienen miedo cuando son libres de moverse, conectar, eligir, en frente de una cantidad enorme de datos y posibilidades, las redes sociales ofrecen recintos protegidos donde los activos pueden sentirse protagonistas con todas la palabras y las imágenes que quieren, y los pasivos pueden también participar simplemente mirando, o haciendo clic sobre el “me gusta”. Los dos, igualmente, casi siempre no salen del recinto.

Las visitas al “post” dicen que alguien ha visto lo que uno ha escrito; no certifica que ha leído. El me gusta no certifica tampoco, ni a veces el compartir (muchos comparten sin leer). Los comentarios significan una presencia más activa pero, por ejemplo, comentar el link a un blog en facebook no es como comentar en el blog mismo (que viviría de los comentarios, que en la red social se pierden).
Ahora que tenemos proyectos reales, como La Mirada de los Niños en el Mundo, que intentan desarrollarse, marcar una presencia incluso con pocas palabras en un grupo facebook, puede ser útil para que la gente se encuentre, se conozca, y sepa que otros son interesados y participan.
Otras herramientas para trabajar de verdad, hay que construirlas en otras partes, en la web y sobre todo en el mundo real.

mercoledì 1 giugno 2016

Alfabetizzazione video

Ci sto personalmente lavorando molto in questo periodo.
Un volta depurato il nostro pensiero dall'onnipresente ideologia del “digitale”, che nessuno in realtà sa che cosa sia (spesso solo marketing o nuova e più ottusa burocrazia, perché si può dare la colpa alle “macchine”!) l'alfabetizzazione video è probabilmente la vera base oggi di una possibile cittadinanza attiva.
Il video è la lingua universale che ha uniformato globalmente tutto il pianeta come televisione e  tutti la capiscono. Dal punto di vista del consumo , ha trovato negli ultimi tempi una diffusione ancora più capillare attraverso i dispositivi mobili, che soprattutto vengono utilizzati come riproduttori di audiovisivi. Ma già da alcuni decenni, grazie a strumenti tecnologici sempre più facili, economici e potenti, è un linguaggio che consente anche a tutti di produrre, e oggi di diffondere globalmente quello che produciamo, attraverso la rete e i social network.
Videocamera Full VHS, 1987
Curiosamente, è una lingua che però non si studia a scuola, che pochi davvero parlano, e pochissimi scrivono!

Si è scritto moltissimo in tutti questi anni sugli effetti che la televisione ha sui bambini, quasi sempre in termini di tempi di permanenza davanti allo schermo e di contenuti, il più delle volte sottovalutando lo specifico della comunicazione audiovisiva e basandosi sulle modalità standard di consumo come se fossero le uniche possibili. Quanto all'uso attivo di videocamere, fotocamere, telefonini, o ti spiegano le questioni “tecniche” come se con quegli aggeggi tutti sapessero già esattamente che cosa farci, oppure, più o meno come 50 anni fa, ti insegnano come si fa un film! (e se un film uno non lo vuole fare? Tanto vale che resti analfabeta!)
In definitiva, il linguaggio video, quello con cui universalmente si comunica su tutto il pianeta, ognuno se le impara per conto proprio, tra condizionamenti commerciali e stereotipi, in balia del caso e del mercato.

Videocamera con scheda SDXC, 2013
Lavorando con i bambini e proponendo, con gli strumenti per fare il video, semplicemente di giocarci, così come giocano con un pallone o con le bambole, si scoprono utilizzi non convenzionali che si legano direttamente all'esperienza di vita delle persone, senza necessariamente passare dal cinema e dalla TV tradizionali, né essere vissuti come una cosa fine a se stessa che non può andare oltre l'album dei ricordi o lo scherzo in rete.
Lavorando con i bambini e imparando da loro, si capisce anche che, più che corsi in cui apprendere il linguaggio video in modo scolastico, servono luoghi e occasioni, reali o virtuali, in cui utilizzarlo in modo “naturale”, condividere le nostre comunicazioni video per correggersi e migliorare, crescere nella consapevolezza della cultura che produciamo.
Così, come gli esseri umani imparano a parlare una lingua naturale prima di studiare la grammatica, lo stesso può essere oggi, grazie alla tecnologia di cui disponiamo, anche per il linguaggio video. Ma così come il gioco spontaneo dei bambini, in un contesto sociale artificioso come quello in cui viviamo, a volte va “liberato” perché possa davvero esprimersi, per esempio attraverso l'animazione teatrale, allo stesso modo vanno garantite le condizioni perché incontro tra gli umani e il linguaggio video possa avvenire oltre le abitudini e i facili stereotipi. E l'esperienza può essere sorprendente.
Videocamera DV, 2006
Nel nostro faticoso tentativo di costruire un gruppo di lavoro, presto un'associazione vera e propria, attraverso il progetto internazionale Terra Insieme, il Museo Virtuale dei Piccoli Animali nasce per esempio dall'esplorazione del giardino delle scuole con l'aiuto della fotografia e del video; Lo sguardo dei bambini del mondo sarà un “festival video” diverso; il “corso video” che proponiamo vorrebbe essere soprattutto un momento di scambio di esperienze e conoscenze.