martedì 15 marzo 2016

Perché si parla così poco delle persone?

Boh?!
Partecipato un mese fa alla produzione di un piccolo film prezioso, di cui per ora non dico, ma verrà il tempo di parlarne.
C'era un regista vorrei dire di quelli di una volta, autore con il berrettino alla Buñuel, c'era un operatore video professionista, attori veri insieme con altri a mezzo servizio e qualcuno assolutamente improvvisato, allieve truccatrici già decisamente brave, gente che maneggiava le attrezzature per registrare il sonoro e i vari fari faretti e farettini, dove la luce era importante nei più piccoli particolari. Tanto che un mio piccolo illuminatore led portatile, di quelli che di solito si attaccano alle macchine da ripresa, ha alla fine risolto diversi problemi.
Io ho fatto video e foto per il casting, il backstage, il trucco, ma sono stato anche attore in una scena e comparsa (volutamente irriconoscibile) in un'altra.
Però – in attesa di istruzioni dalla produzione per la stampa! - non è di questo che voglio parlare.

Il punto è un altro. Eravamo lì in dieci o quindici, a lavorare, e chi era amico non ha litigato, chi non si conosceva è diventato amico! Posso dire che è stata una cosa molto bella, perché di solito non è così?
Quante volte succede proprio il contrario, che sul lavoro le amicizie si incrinano, gli amori scricchiolano, le conoscenze non si sviluppano, mentre emergono intolleranza verso i limiti degli altri, ansia di competizione fine a se stessa, la difficoltà a concepire punti di vista diversi dal nostro, spesso mascherata da “professionalità”!
Nel mondo di oggi il problema principale è probabilmente l'incapacità di collaborare tra le persone, di utilizzare le risorse, principalmente umane (ma di riflesso anche economiche, logistiche, tecnologiche) di cui effettivamente disponiamo. Ma ci siamo assuefatti a un sistema economico basata sul consumo e sullo spreco sistematico, che prospera se non si utilizza quello che abbiamo e si compra quello che non abbiamo ancora.

Vorrei chiederlo però a quelli di noi che non sono venditori, ma magari educatori, insegnanti, gente di cultura: perché, per esempio trattando di scuola e di educazione, non parliamo un po' di meno di macchine e di “tecnologia” e più di rapporti tra le persone. Che non è solo una questione di “BES” o di problemi comportamentali o caratteriali dei bambini spesso raggruppati, a volte a ragione ma non di rado anche a vanvera, in “sindromi”. È una cosa che riguarda tutti noi, e la nostra capacità, o necessità, o disposizione, quando serva, ad ascoltare, comprendere, eventualmente cambiare! Oltre irrisolvibili “conflitti generazionali” (probabilmente mai così scarsi come oggi, da decenni!), o “rivoluzioni digitali” che presumiamo fuori dal nostro controllo e quindi alibi perfetto per sedersi a non fare niente e osservare dai social network il mondo che ci scorre davanti.
Perché è solo interagendo liberamente e consapevolmente con gli altri, ritrovando il valore della convivialità e dello scambio interpersonale che, in un mondo diventato oltremodo complesso, possiamo vivere da cittadini attivi e non solo da consumatori gregari e disadattati nella società degli umani.

Bello però comunque quando, anche facendo un lavoro vero, prevalgono i rapporti umani e le amicizie vere!

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