sabato 21 giugno 2014

Immagini video di un giovane merlo

Il giovane merlo chiama dall’alto del cespuglio. E’ fermo lì da un po’, immobile, come gli adulti della sua specie non fanno. In quella posizione non corre particolari rischi, anche se nei paraggi si potrebbe aggirare un gatto pacioccone e coccolone, che in certi giorni però già abbiamo visto trasformarsi in uno spietato serial killer: lucertole, passerotti, merli appunto, fino all’ultima non completata impresa contro un piccione, con gande spargimento di piume per tutto il giardino!
Con il merlotto così ostinatamente in posa, vale la pena di recuperare la videocamera, e anche il cavalletto, per provare una volta tanto a fare una ripresa come si deve, se mi ricordo come si fa. Oltre quella sindrome del riprendo tutto, non importa se in fretta e male, che segna gran parte della produzione multimediale diciamo così “di base”. E così la rete si riempie di uno sproposito di piani sequenza video ottenuti in equilibrio precario, con smartphones e iPad vari, e che poi – ammettiamolo - ci vuole un certo coraggio per riguardare, anche quando, con un pochino di attenzione e di metodo in più, avremmo potuto realizzare qualcosa di decente.

Non è un rinoceronte nero, un bue muschiato, una tigre del Bengala, ma anche il giovane merlo va ripreso comunque da lontano, per non disturbarlo e non farlo scappare. Dopo le prime scene d’assaggio, gli giro intorno e trovo un'altra posizione dove piazzare il cavalletto, per variare il punto di vista. Sono queste due piccole cose infatti, le inquadrature ferme e i diversi punti di vista, che fanno la differenza tra un video invedibile e uno buono. I bambini, quando glielo hai fatto notare una volta, non se lo dimenticano più. Mentre alla maggior parte degli allegri possessori di dispositivi video di ogni risma (video e fotocamere, telefonini, tablet, console da videogiochi portatili ecc.), probabilmente nessuno lo ha mai detto. E’ come scrivere libri, senza sapere che esistono i punti e le virgole!


Un problema oggi per me è il sole. Nonostante i 3 pollici e mezzo e l’ottima definizione, nel display a cristalli liquidi, non si vede praticamente niente e bisogna guardare dal mirino. Una volta, tutte le videocamere, anche dopo l’adozione standard del piccolo schermo lcd esterno, avevano anche un mirino, comodo e orientabile, mentre da qualche anno lo mettono solo nei modelli di fascia alta, alle soglie del professionale. che nei supermercati tecnologici è praticamente estinta (tanto i video oggi tutti li fanno con le reflex, ti spiega il commesso!). Nel mio caso il mirino dà una immagine magari bella e definita, ma è talmente “essenziale” che fai una fatica bestia a guardarci dentro. Nobbuono, anzi, netto regresso!
Poi, in un ambiente di foglie e rametti. serve la messa a fuoco manuale, quella vera, con la rotellina sull’obiettivo, che praticamente da quando esistono le videocamere digitali la trovi solo sui modelli di punta, e nemmeno di tutte le marche. E in questo la tecnologia di oggi invece ci dà una mano consistente, con la messa a fuoco manuale assistita, che soccorre luminosità problematiche e carenza di diottrie, nel mio caso “colorando” le zone a fuoco in modo in modo che, se i puntini blu stanno sull’occhietto semichiuso del merlotto, anche se non vedo una mazza so che l’immagine sarà a posto!

Alla fine, sono 5 minuti video abbastanza quotidiani, e forse per questo educativamente e didatticamente più interessanti, di un piccolo di merlo (piccolo si fa per dire, è più grande lui del maschio nero che a un certo punto si intravedere sullo sfondo!), che ancora ha bisogno di perdere un po’ di piume infantili e di una guida adulta per poter muovere i suoi primi svolazzi nel mondo. Nel sonoro, a parte qualche rumore di traffico sullo sfondo e a un certo punto anche un aereo, in primo piano sono le loro voci, gli strilli e i gorgheggi del “piccolo” (ottimi, lo zoom audio funziona!) e i canti più articolati e intonati di tutta la universa comunità dei merli!
Dopo che ho lasciato il campo libero, il merlotto riappisolato sul cespuglio, si è vista una femmina saltellare nel vialetto. Forse la mamma, che era tornata a riprenderselo?

lunedì 2 giugno 2014

Il falso calabrone in fuga

C’è una cosa che ripeto spesso: una cosa bella di questo tempo presente è che, quando si è lì che sembra di non riuscire a dipanare la matassa delle cose da fare, troppe e troppo complicate, e incombe il panico, oggi ci si può fermare, staccare, fare assolutamente altro. Quando si riparte, con rinnovata lucidità mentale, abbiamo la possibilità, un tempo negata, di far correre le macchine, i computer, la rete. E non solo si recupera, ma si fa anche meglio! Almeno, così potrebbe essere!
Così, ieri mattina mollo tutti gli arretrati ed esco in bici, per una salita domestica ma vera (con passo tranquillo, ma mi manca ancora l’ultimo chilometro!)
Nel pomeriggio, lavoro un po’ e poi di nuovo fuori, a piedi, nelle aree verdi intorno a casa, a vedere se riesco a catturare qualche immagine in solitaria (cioè, non con i bambini, che sono meravigliosi e trovano davvero di tutto, ma è un tantino faticoso!).
Sono lì che mi sto districando tra cimici con la maglietta del Milan e altre dalle antenne nodose e robuste, api vere e “travestite”, quando vedo questa bestia enorme con il becco giallo da calabrone, che però assolutamente non è un calabrone!
Sarà la mia familiarità molto tardiva con i piccoli animali, sarà che sono abituato all’entusiasmo dei bambini, ma io in questi casi un po’ mi emoziono!  Riesco a fotografare da lontano, poi un po’ più da vicino, ma la mosca sirfide in questione è sfuggente, scappa, non resta sui fiori come certe sue colleghe che da vicino si offrono all’obiettivo con relativa facilità.
Sto in appostamento a lungo presso il cespuglio di ombrellifere, la ritrovo, la riperdo sistematicamente, e qui pubblico allora quel poco che sono riuscito a ottenere.
Cerco in rete: “Syrphidae, calabrone, hornet”. Dovrebbe essere una Volucella zonaria, ma imparo che esiste anche una Milesia crabroniformis ancora più inquietante. Interessante!