martedì 9 ottobre 2012

Pedalando in salita: il futuro digitale che abbiamo inventato, 3

Qualche tempo fa stavo pedalando sulla ciclabile per Botticino Mattina, là dove la pista per una cinquantina di metri si inerpica arrotolandosi come una scala a chiocciola e non permette di proseguire di slancio. Se non hai il cambio, devi scendere e farla a piedi, e se ce l'hai devi scalare un po' di rapporti per poter superare il punto in agilità.
C'è una signora anziana che scende tenendo la bicicletta a mano, speriamo che mi lasci lo spazio per passare... Lei mi guarda ed esclama: “Forza giovani!”
Oddio, tanto giovani proprio non direi!” e intanto ci scappa un piccolo sorriso, di saluto alla signora, ma anche di compiacimento, perché sono ormai in quell'età in cui certi commenti fanno comunque piacere!

Qualcosa di simile anche qualche giorno prima, su per il colle San Giuseppe, zona nord di Brescia, una salita non lunga ma con i suoi perché, diversi cambi di pendenza e alcuni tratti duri. Ho ripreso un po' di fiato e vedo l'ultimo tornante. Vado su tranquillo, perché non voglio arrivare in cima con il cuore in gola: chi me lo fa fare?
Sento una voce che dice qualcosa come: “Stai andando su piano, eppure sei giovane!” Poi il signore anziano sulla bici da corsa mi affianca, mi guarda e si corregge: “Beh, non proprio tanto giovane! Forse però più di me!”
Sono indeciso se compiacermi per l'apprezzamento del mio lato B ciclistico o il deprezzamento della mia faccia, mentre il tipo prima mi supera di slancio e poi rallenta, proprio all'attacco dell'ultima impennata. Gli stavo dicendo che la sua bicicletta pesa comunque la metà della mia, quando lui mi chiede se ho il cardiofrequenzimetro. Il dottore – mi spiega – gli ha detto di non superare mai un certo numero di battiti. Lui ha 75 anni ed è importante in bici non chiedere troppo al proprio fisico: un accessorio indispensabile!

Mi viene da fare una considerazione. Avere i dati precisi del tuo cuore sotto sforzo è senz'altro utile al dottore che ti segue; può servire anche a chi fa sport agonistico per confrontare le prestazioni ai diversi livelli di allenamento, o magari anche in gara. Ma che occorra un aggeggio elettronico per sapere che ti stai sforzando troppo... se ci si pensa, è abbastanza assurdo! E' il tuo corpo, cribbio! Non sai ascoltarlo?
Io prima avevo il fiato grosso quando la pendenza era forte, e così sono andato avanti piano quando la strada ha spianato, per recuperare un ritmo più tranquillo. Sull'ultima impennata, ho gestito la cosa in modo che non mi tornasse il fiatone, tanto è vero che sono riuscito a fare tranquillamente conversazione con quel signore. Cioè, ho fatto esattamente quello che a lui aveva consigliato il dottore, anche senza il cardiofrequenzimetro. Che certo può essere di aiuto, ma non dovrebbe sostituire la nostra capacità di ascoltare il proprio corpo.

Intendiamoci, può essere interessante ripercorrere poi al computer, con i percorsi, la velocità, le salite le discese, anche tutta la storia del proprio cuore in allenamento, con quei programmi che registrano tutto sul telefonino! Così come sono accessori utili quei contapassi al collo o al polso che alcuni di noi eleggono a sorveglianti attenti delle loro vite sedentarie. Ma si aprono anche possibili scenari inquietanti di esseri dipendenti dalle estensioni digitali, incapaci di autonomia sensoriale: non solo i giovani che senza navigatore satellitare in macchina si perdono, ma anche i vecchi che sentono la necessità di aggeggi elettronici per controllare il proprio cuore. Altro che“gap” tra le generazioni! Dai 15 agli 80, potremmo tutti tendenzialmente ritrovarci deprivati digitali!

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