mercoledì 12 settembre 2012

Giochiamo al cinema senza parole


Ieri, nel fare ordine tra montagne di carte, ho trovato alcuni disegni di bambini che vengono da un progetto di altri tempi, “Giochiamo al cinema senza parole”, realizzato nel 1995 con Alberto Lorica in due scuole materne di Brescia, in occasione dei 100 anni del cinema. Anzi, dovrò chiamare Alberto e chiedergli se gli è rimasto qualcosa, perché tra tutte le decine di video con cui posso ripercorrere per ampi tratti le mie storie di animazione, a quanto pare proprio questo montaggio, paradossalmente, mi manca!
Credo sia importante per ognuno di noi, mentre si fanno tutti i giorni i conti con le gioie e i dolori del proprio presente, mantenere il senso della piccola storia che abbiamo attraversato per arrivare fin qui. Soprattutto quando si fanno attività con i bambini, i quali, prima di venire risucchiati nel conformismo sociale che soprattutto di questi tempi tutto sembra omologare e appiattire alle mode e agli stili di vita del momento, hanno comportamenti, reazioni, emozioni che rispondono a costanti antropologiche che variano molto poco nel tempo. Cioè, a differenza di quanto suggeriscono certi luoghi comuni, i bambini di oggi a stimoli simili rispondono praticamente allo stesso modo dei bambini di 30 anni fa. Anche se magari giocano abitualmente con giocattoli diversi.
Il “giocattolo” che portammo allora nelle scuole era già per quei tempi un oggetto antico e sconosciuto: un proiettore cinematografico 35 mm. Ricordo anzi che era del Comune, ma nessuno se ne ricordava, e Alberto dovette convincerli che da qualche parte ce l'avevano. Fu trovato, e alla fine ci presentammo nelle scuole con quell'aggeggio insolito e le “pizze” di un film di Charlot. E già aprire con i bambini quelle misteriose scatole metalliche fu l'inizio di un'avventura nuova e un po' magica.
Devo cercare se ho qualcosa del girato hi-8 (si lavorava con due videocamere, e probabilmente io e Alberto ci eravamo portati a casa le rispettive cassette... ahi, che vuoto di memoria e documentazione!), per ritrovare e magari pubblicare qualche sequenza in cui i bambini si affollano con curiosità ed entusiasmo attorno alla pellicola, a sbirciare la storia interessantissima nel fitto susseguirsi di fotogrammi che sembrano tutti uguali e che invece alla fine sono diversi! Nel 35mm le immagini si vedono, colpiscono i sensi e l'immaginazione prima ancora di passare davanti alla luce che darà loro il movimento, e questo costituisce per i bambini un'esperienza sensoriale completamente diversa e molto più intensa di quella che può offrire, al primo approccio, una video cassetta (o un DVD, un lettore MP4, un pen drive!).
Quando poi si fa il buio, si accende la luce del proiettore e le bobine cominciano a girare, non nella lontana cabina di un cinema ma nella propria aula di scuola, allora è quasi un rito collettivo. Bellissimo!

Se proposto in un contesto adatto, il film muto piace ancora molto ai bambini piccoli, che si ritrovano nel suo linguaggio espressionista, nei gesti e nelle espressione carichi e accentuate, nella comicità spesso “infantile”. E subito si prestano a giocarlo, a riprodurre scene e situazioni, a copiare azioni e movimenti.
In quell'occasione, mi ricordo che a turno alcuni bambini si travestivano con vestiti e cappelli, per assomigliare ai personaggi del film, e si presentavano ad altri bambini che li osservavano, attraverso la videocamera montata su un cavalletto. Come una sorta di provino per gli attori, di esercizio per i “registi”, prima di iniziare a girare le scene vere e proprie, in cui le macchine da presa sarebbero state manovrate dai grandi, ma i bambini sarebbero stati comunque i protagonisti, giocando a turno alcune tra le scene preferite e controllando intanto gli altri le riprese in diretta su un monitor.
Dal film di Charlot al nostro gioco, divertente e serio al tempo stesso, curato nei particolari: fu una bella esperienza, per noi, i bambini, le maestre, nei giorni dei 100 anni del cinema!

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